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Contro lo spreco alimentare, la Spagna chiede l’impegno di tutti gli attori della filiera, dal produttore al consumatore

29/09/2022
copywriter-ohi-vita
Per Non Sprecare

1,5 miliardi di tonnellate di cibo commestibile buttate via ogni anno a livello globale: i numeri della Fao (Food and agriculture organization) rivelano che lo spreco alimentare sta diventando un fenomeno sempre più grave e allarmante. Da un lato, mette in luce gli squilibri nella distribuzione delle risorse tra i diversi Paesi, con le zone più sviluppate del pianeta che si distinguono per gettare via dai 179 kg di cibo pro capite in Europa fino ai 280-300 kg pro capite negli Usa; dall’altro, si intreccia con le diverse forme che la malnutrizione può assumere nei paesi più ricchi per la diffusione di patologie come l’obesità, spesso legata al consumo di alimenti eccessivamente lavorati e dalla scarsa qualità nutrizionale.

 

Il fatto è che lo spreco alimentare è destinato a crescere, e, se non si pone un argine al fenomeno, da qui al 2030 potrebbe superare i 2 miliardi di tonnellate di cibo buttato. Una produzione che ha avuto un impatto ambientale su suolo, biodiversità, inquinamento e risorse idriche, senza aver però contribuito a sfamare le persone: “gli sprechi alimentari nutrono solo il cambiamento climatico”, è il monito delle Nazioni Unite.

 

Se a livello europeo, la Francia è stata tra i primi paesi ad affrontare il problema con una serie di interventi legislativi, ora la Spagna appare intenzionata a dotarsi di una legge anti-spreco all’avanguardia e in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Come ha affermato il ministro all’Agricoltura spagnolo Luis Planas: “Lo spreco di cibo è il risultato di una inefficienza di tutta la filiera alimentare, dalla produzione al consumo, con conseguenze economiche, sociali ed ambientali che vanno dallo spreco di lavoro, risorse e denaro all’aumento dei rifiuti, senza mettere da parte la questione etica”.

 

Ispirata ad un approccio sistemico, la legge spagnola, già votata dal governo e ora al vaglio del Parlamento, si concentra infatti sui diversi passaggi del cibo, dai produttori ai supermercati ai negozi alimentari, che devono impegnarsi a elaborare piani di prevenzione per minimizzare gli sprechi. È prevista una gerarchia di azioni da mettere in campo, che va dalla commercializzazione a prezzi ridotti dei prodotti “meno belli”, ma comunque buoni e nutrienti, che troppo spesso vengono gettati all’applicazione di sconti per i prodotti prossimi alla scadenza; dalla trasformazione dei prodotti del reparto ortofrutticolo rimasti invenduti e non più freschissimi, ma ancora commestibili, alla loro donazione a realtà come ONG e banchi alimentari, che possono distribuirli garantendo sempre la loro tracciabilità e la sicurezza alimentare. Gli alimenti “scaduti”, invece, secondo i principi dell’economia circolare, dovranno essere destinati ad altre filiere come quella del pet food o della produzione di fertilizzanti, compost o biocarburanti.

 

A bar e ristoranti viene invece chiesto di offrire ai propri clienti la possibilità di portare a casa il cibo avanzato, grazie ad appositi contenitori riutilizzabili o facilmente riciclabili, secondo il modello degli avanzi da asporto già elaborato nel nostro Paese e in Francia dal 2016. Mentre tutti i locali di ristorazione e i punti vendita di generi alimentari con una superficie superiore ai 1.300 metri quadrati dovranno convenzionarsi con un banco alimentare o una Ong impegnata nel recupero di alimenti invenduti, in modo da creare un sistema di donazioni.

 

Per chi non si doterà dei piani di prevenzione anti-spreco, le multe previste dalla legge spagnola sono severe: dai 2mila ai 60mila euro, che in caso di recidiva potrebbero diventare 500mila euro.