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La pasta italiana ogni giorno arriva nelle case e nei ristoranti di 200 nazioni al mondo, sempre più sostenibile

06/12/2022
copywriter-ohi-vita
Sostenibilità

Cominciamo da un dato: l’Italia è il primo Paese produttore di pasta con 3,6 milioni di tonnellate. Seguono Turchia. Ma gli italiani sono anche i primi consumatori con 23 kg pro capite annui, davanti a Tunisia (17), Venezuela (15) e Grecia (12,2). Se il 2021 ha registrato 2,2 milioni di tonnellate di pasta esportata, le elaborazioni di Unione Italiana Food su dati Istat rivelano nei primi sei mesi del 2022 un’ulteriore crescita (+9%).

 

In valori assoluti, Germania, UK, Francia, Usa e Giappone sono i mercati più strategici. Ma la voglia di pasta italiana registra crescite superiori al 40% verso Colombia, Paesi Bassi, Arabia Saudita.

 

Nel 2021 il mondo ha consumato quasi 17 milioni di tonnellate di pasta, il doppio di 10 anni fa. Italiano un piatto su quattro. Ma non solo, la pasta riscuote un grande successo anche all’estero, ogni giorno 75 milioni di porzioni di pasta italiana sono state proposte nelle case e nei ristoranti di quasi 200 Paesi.

 

E nei ristoranti italiani di tutto il mondo emerge che nell’82% dei casi, il consumo è aumentato, un trend che si riscontra soprattutto in Giappone e in Francia.

 

Ma il consumo in crescita costante di questo prodotto di punta del Made in Italy è sempre più accompagnato anche dallo sviluppo, della ricerca e dell’innovazione. Oltre che della sostenibilità: ogni anno i pastai italiani investono in media il 10% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo per rendere la loro produzione più moderna, sicura e sostenibile. In questo senso, nel periodo 2013-2019 l’industria della pasta ha provveduto a risparmiare sulla produzione 270 mila m3 di acqua (-4%), ha ridotto le emissioni di CO2 di 69 milioni di kg (-11%) e recuperato 19,5 milioni di kg di rifiuti (+33%). Le imprese del comparto lavorano anche alla realizzazione di impianti di trigenerazione alimentati a metano per la produzione di energia elettrica per la refrigerazione e di energia termica impiegata nella fase di essiccazione.

 

Considerando, inoltre, che il 99% degli italiani la consuma in media 5 volte la settimana per un consumo annuo pro capite di 23 kg a testa, la pasta ha una sua sostenibilità anche dal punto di vista alimentare: una porzione da 80 grammi di pasta registra, infatti, un’impronta carbonica pari a soli 150 grammi di CO2.

 

Senza dimenticare tutti gli interventi in fase di studio e realizzazione per la riduzione degli imballaggi secondari. A partire dal packaging 100% compostabile. È in corso, in questa direzione, un lavoro congiunto di un pool di aziende tutte italiane coordinate dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Il progetto prevede l’uso di materie prime derivanti dalla lavorazione di prodotti agricoli e di altre risorse compostabili per realizzare il packaging esterno in modo che, alla fine del suo percorso, potrà trasformarsi in compost fertilizzante.