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La sostenibile circolarità delle arance

21/04/2022
copywriter-ohi-vita
Sostenibilità

Oltre ad essere un frutto ricco di proprietà benefiche antiossidanti e a sostegno del nostro sistema immunitario, l’arancia è una risorsa preziosa anche quando si parla di economia circolare.  Perché delle arance è possibile non buttare via niente, e quelli che sono scarti della loro lavorazione si prestano a molteplici usi ulteriori, alimentari e non. A partire dal pastazzo di agrumi, ovvero quell’insieme di buccia, semi e polpa che deriva dalla spremitura industriale delle arance.

 

Trattato fino a poco tempo fa come un rifiuto, con i conseguenti costi ambientali e sociali legati allo smaltimento, grazie a ricerca e innovazione applicata, questo scarto, che costituisce più del 50% del peso delle arance, è diventato un sottoprodotto prezioso per diversi scopi.

 

E poiché è disponibile in abbondanti quantità – in Italia si producono ogni anno circa 700.000 mila tonnellate di pastazzo con un costo di smaltimento pari a circa 30 euro a tonnellata – questa è davvero una buona notizia.

 

Il suo primo impiego come materia prima seconda di pregio è stato quello legato alla produzione di una fibra tessile, chiamata Orange fiber, grazie al progetto di due startupper catanesi, Adriana Santanocito ed Enrica Arena, che, con la collaborazione del Politecnico di Milano, si è concretizzato nel brevetto del processo di estrazione di cellulosa adatta alla filatura dagli scarti degli agrumi nell’industria alimentare. Un progetto che ha conquistato il mondo della moda sempre più alla ricerca di un approccio e di un messaggio di sostenibilità come scelta di stile. Orange fiber, oltre ai numerosi riconoscimenti ottenuti, lo scorso anno ha vinto il Vogue Yoox challenge 2021 – The Future of Responsible Fashion per l’innovatività del prodotto.

 

Ma accanto a questo utilizzo, se ne possono affiancare anche altri di significativo valore economico, sempre legati a scopi alimentari, come la produzione di una farina di agrumi capace di ridurre l’impiego di grassi in tantissimi prodotti dolciari, una ricerca alla quale ha lavorato l’Università di Catania, in collaborazione con aziende locali e con la società di consulenza per l’industria agrumaria Citrech.

 

Il pastazzo, infatti, contiene soprattutto carboidrati insolubili come pectina e cellulosa oltre a zuccheriacido citrico, acidi grassi, calcio, potassio, oli essenziali e antiossidanti. Pertanto, dalla sua essiccazione e macinazione si può ricavare una farina dalle caratteristiche simili alle fibre alimentari e in grado di assorbire acqua in quantità pari a 8 volte il suo peso». Trattenendo acqua, la farina di agrumi può conferire ai dolci la morbidezza necessaria, riducendo l’impiego dei grassi: l’aggiunta del 5% di fibra di arancia alla farina di grano permette di ridurre fino al 50% la quantità di grassi nell’impasto.  Il gusto dolce degli agrumi, poi, rende questa farina un ingrediente perfetto anche per aromatizzare in modo piacevole tante preparazioni.

L’economia circolare ci sta insegnando a trarre il massimo vantaggio da ciò che produciamo e a non considerare rifiuti quegli scarti che offrono ancora molte opportunità. Alla fine si tratta di portare su larga scala quello che i nostri nonni hanno sempre fatto, soprattutto nelle campagne, quando, consapevoli della fatica che costava quel che riuscivano a produrre, si ingegnavano per buttare via il meno possibile. Le arance, il più tipico frutto mediterraneo, hanno tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista anche in questa nuova economia di recupero, riutilizzo e contrasto allo spreco.