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Made in Italy: la sostenibilità sempre più al centro del piatto

21/07/2022
copywriter-ohi-vita
Sostenibilità

L’amore globale per il food italiano e quello che rappresenta è testimoniato dalle esportazioni dell’agroalimentare Made in Italy che hanno superato la soglia dei 50 miliardi di euro, di cui circa 40 miliardi riconducibili alla sola all’industria alimentare. Parola del Rapporto Attività 2021 di Unione Italiana Food che conferma il valore enorme del settore anche se il costo delle materie prime e della componente energetica sono i due elementi che figurano in cima alle preoccupazioni del food.

 

Malgrado questo, per 2 aziende su 3 l’export resterà al centro delle strategie e, per 7 aziende su 10, le difficoltà attuali non fermeranno gli investimenti in corso oramai da anni in sostenibilità.

 

Spiega il presidente di UnionFood, Marco Lavazza: “Il sistema economico globale è messo a dura prova dalle sfide che stiamo affrontando. Nonostante lo scenario possa scoraggiare, vogliamo mantenere uno sguardo ottimista; gli imprenditori italiani sono un esempio di bravura, inventiva e, per quanto oggi sia un termine molto inflazionato, resilienza”. Sicuramente, il futuro del cibo passa anche attraverso il futuro dell’industria alimentare e la sua innata capacità di fare innovazione e i prossimi anni potranno essere comunque caratterizzati da una forte spinta verso la crescita. L’industria alimentare “Non si ferma mai e negli anni si è confrontata con sfide sempre nuove che ne confermano il forte ruolo sociale, oltre che economico-sottolinea Paolo Barilla vicepresidente di UnionFood-. Nel secondo Dopoguerra dovevamo sfamare una popolazione che non aveva cibo, poi abbiamo vinto le sfide della qualità e della sicurezza alimentare, portando nel mondo la bandiera del mangiare italiano. La responsabilità della nostra generazione è di garantire al Pianeta l’accesso a cibo di qualità sano, sicuro e sostenibile.

 

Il tema di quest’anno della ricerca è il rapporto tra innovazione e crescita sostenibile delle aziende alimentari, focalizzandosi su quelle familiari e i loro modelli di business. In questo senso, i comparti più dinamici per l’export durante l’anno in corso saranno: distillati, birra, latte e soft drink, ma anche vino e pasta. Farine e caffè potranno avere una crescita anche a due cifre, nonostante l’effetto dell’aumento dei costi delle materie prime. Andamento positivo anche per latte, surgelati e olio. Il vino crescerà del 4,8%, appena al di sotto della media settoriale.

 

Una crescita in cui il discorso sostenibilità è destinato a diventare comunque sempre più centrale: avere un ciclo produttivo che abbia un impatto ambientale il più possibile ridotto è un elemento essenziale oggi, preteso sia dalle aziende stesse che dai clienti. L’Osservatorio evidenzia che nel settore alimentare il 98% delle aziende utilizza del tutto o in parte materie prime a ridotto impatto ambientale. Circa l’88% delle aziende usa in via esclusiva o prevalente packaging sostenibili. Più o meno il 57% ha ottenuto una o più certificazioni inerenti alla sostenibilità ambientale e il 30% circa pubblica un bilancio di sostenibilità, mediamente da almeno tre anni.