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Tempo di Quaresima, tempo di Quaresimali. Per arrivare a Pasqua con un po’ di dolcezza

13/03/2023
copywriter-ohi-vita
News

Il Carnevale è alle spalle e siamo entrati nel periodo quaresimale. Tempo di fioretti e di pentimento nei quaranta giorni che dal mercoledì delle Ceneri raggiungono la Pasqua e, in particolare, il Sabato Santo. Ma non per questo tempo di astinenza da qualche piccolo e dolce sfizio che, secondo le tradizioni regionali del nostro paese, non possono mancare sulle nostre tavole.

 

Dal giorno seguente il Carnevale, per tradizione religiosa, infatti, i grandi protagonisti della cucina quaresimale diventano soprattutto zuppe o minestre di ortaggi, erbe e pesci come lo stoccafisso. Con qualche tono dolce che, forse per mettere per bene in pace la coscienza, prende ovunque per lo stivale il nome di Quaresimale o Quaresimali.

 

Di Quaresimali, ne esistono molte versioni, a partire da quella genovese e, scendendo, passando per la Toscana, Roma, Napoli, il Salento, la Lucania e la Sicilia. Partendo dalla Liguria, si dice che i Quaresimali siano stati inventati nel 1500 dentro al convento genovese delle monache agostiniane di San Tommaso.

 

Qui, le suore, per rispettare l’astinenza nei giorni di magro durante il periodo quaresimale, misero assieme questi dolcetti sostituendo i grassi animali con la pasta di mandorle, insieme alla farina, all’acqua di fiori di arancio e allo zucchero. L’impasto dei Quaresimali toscani è, invece, composto da chiare d’uovo, zucchero e polvere di cacao e cotto in forno. Sono semplici biscotti a forma di lettera dell’alfabeto la cui origine non è del tutto chiara: secondo una storia, l’invenzione di questi prelibati biscottini viene riconosciuta alle monache di un convento a Firenze nei primi del Novecento. Il motivo è sempre lo stesso: concedersi dei piccoli peccati di gola nonostante il tempo di penitenza. Così, l’idea fu quella di utilizzare le lettere dei versi del Vangelo per onorarlo e unire l’utile al dilettevole.

 

I maritozzi quaresimali sono un tipico dolce romano di preparazione alla Pasqua. Simili a dei piccoli panini con dentro uvetta, pinoli e canditi, si mangiavano per superare al meglio il periodo di digiuno quaresimale e l’usanza voleva anche che, il primo Venerdì di marzo, un maritozzo venisse donato dai ragazzi alle proprie fidanzate magari nascondendoci dentro un piccolo gioiello come regalo. Anche i Quaresimali napoletani venivano una volta preparati dalle religiose in convento durante questo periodo, proprio perché poveri di grassi. Ma con un sapore ben riconoscibile conferito a questi dolcetti, nell’aspetto molti simili ai cantucci toscani, dagli aromi come vaniglia e cannella e da pinoli e mandorle. Più o meno lo stesso discorso vale anche per i Quaresimali lucani e salentini la cui ricetta si fa risalire al 1800. Un tempo venivano preparati in questa fase dell’anno che vede l’astinenza dai piatti ricchi e grassi ma, attualmente, è possibile trovarli praticamente tutto l’anno.

 

Andando in Sicilia, i biscotti quaresimali, anche in questo caso poveri di grassi, venivano tradizionalmente preparati il mercoledì delle Ceneri, il giorno prima dell’inizio della Quaresima.  Sempre dalle suore, all’inizio, che un tempo erano senz’altro le migliori pasticcere anche perché esercitavano le loro abilità in cucina per arrotondare le scarse entrate economiche dei propri monasteri. I Quaresimali hanno l’indubbio vantaggio di durare a lungo, sempre che vengano ben chiusi in un barattolo. E possono essere gustati accompagnati da un delizioso bicchiere di Marsala o di Passito siciliano.