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8 marzo, Giornata della donna: il senso di una festa tra storia, gusto, tradizioni e rispetto 

08/03/2024
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Il 1975 fu proclamato dalle Nazioni Unite come l’Anno internazionale della donna e dedicato alla promozione della parità fra uomini e donne. E fu nel 1975 che proprio l’Assemblea Generale dell’ONU cominciò a celebrare l’8 marzo come la Giornata internazionale della donna, un momento di riflessione che trova riscontro ogni anno in oltre cento paesi del mondo, in venticinque dei quali è una vera e propria festa ufficiale. Ma ci sono stati molti avvenimenti che, dall’inizio del Novecento, hanno portato alla lotta per la rivendicazione dei diritti delle donne e all’istituzione della Giornata internazionale a loro dedicata.

 

A partire, ad esempio, dal primo National Woman’s Day negli Stati Uniti che, all’inizio, venne istituito il 28 di febbraio in onore dello sciopero degli operai e delle operaie delle industrie tessili nella New York del 1908. O dalla manifestazione andata in scena l’8 marzo 1917 a San Pietroburgo e guidata dalle donne per reclamar la fine della partecipazione del Paese alla Prima guerra mondiale. In Italia, invece, la prima Giornata della donna si è svolta nel 1922, ma il 12 marzo e non l’8, per farla cadere di domenica.

 

Il tema della campagna per la Giornata internazionale della donna 2024 è “Ispirare l’inclusione” (#InspireInclusion) come invito ad agire per abbattere le barriere, sfidare gli stereotipi e creare ambienti in cui tutte le donne siano valorizzate e rispettate.

 

Ma la mimosa? Perché si regala proprio questo fiore l’8 marzo?

Per scoprirlo bisogna tornare al 1946, anno in cui due politiche italiane iscritte all’Unione Donne Italiane (UDI), Rita Montagnana e Teresa Mattei, proposero di adottare la mimosa per celebrare la Giornata della donna. In fondo, è quasi l’unico fiore che fiorisce in modo così profumato e rigoglioso tra febbraio e l’inizio di marzo ed è anche un fiore economico (anche se sicuramente in occasione dell’8 marzo subisce un’impennata dei prezzi).

 

 

E, PER FESTEGGIARE, IL DOLCE E CREMOSO GIALLO DELLA TORTA MIMOSA

 

La torta che si prepara spesso in questa occasione è un dolce nato negli anni Cinquanta del Novecento a Rieti per mano di Adelmo Renzi . La sua ricetta varia molto perché quella originale non è mai stata svelata. Ne proponiamo una versione semplice e gustosa.

 

Ingredienti (per 4 persone)

 

Per il pan di Spagna

 

Per la crema

 

Per la bagna

  • 2 cucchiai di rum
  • 2 cucchiai di zucchero

 

Procedimento

 

Per preparare il pan di Spagna, aprire le uova in una ciotola, aggiungere la scorza di limone e un pizzico di sale. Montare con le fruste elettriche, inserendo lo zucchero un po’ per volta. Aggiungere anche la farina e la fecola amalgamando il composto con una spatola e con movimenti delicati dal basso verso l’alto. Quando è morbido e spumoso, versare il composto in una tortiera imburrata e infarinata di 24 cm e cuocere in forno caldo a 170 gradi per circa 40 minuti. Togliere dal forno e lasciare raffreddare.

 

Per preparare la crema, incidere la stecca di vaniglia con la punta di un coltello, metterla nel latte a bollire delicatamente per 4 o 5 minuti e poi levarla. In un’altra pentola, inserire i tuorli, lo zucchero e la farina mescolando con cura. Aggiungere, poi, anche il latte tiepido poco per volta cuocendo a fuoco delicato fino a ottenere una crema.

 

Tagliare il pan di Spagna orizzontalmente creando due dischi da circa 2/3 centimetri di spessore. Scavare la base del pan di Spagna con cura evitando di rompere il fondo e lasciando due o tre centimetri di perimetro sulla circonferenza esterna. Spezzare la mollica con le mani e tenerla da parte.

 

Bagnare l’interno del pan di Spagna nella bagna creata con il rum e lo zucchero sciolto nell’acqua calda. Spalmare più della metà della crema all’interno della base di pan di Spagna. Bagnare anche il disco superiore di pan di Spagna e appoggiarlo a copertura della crema.

 

Coprire la torta con la restante crema e utilizzare la mollica messa da parte per decorare la torta avendo cura di farla aderire bene alla superficie. Lasciare riposare in frigo un paio di ore prima di servire.

 

GUSTO E SICUREZZA ALIMENTARE CON LE UOVA SENZA ANTIBIOTICI OHI VITA

 

Per preparare questo gustoso dolce come per ogni ricetta della nostra tradizione, sia dolce che salata,

 

le Uova senza antibiotici Ohi Vita rappresentano il meglio della tradizione avicola italiana così da portare in tavola un prodotto sicuro, a partire dalla cura delle galline allevate a terra senza l’uso di antibiotici. E nutrite con mangimi vegetali, privi di grassi aggiunti, farine animali e coloranti sintetici, non contenenti e non derivanti da mais e soia Ogm.

 

Un controllo continuo, scrupoloso e accurato scandisce, infatti, tutti i passaggi della filiera produttiva a salvaguardia della qualità del prodotto finale: le pratiche di allevamento e di produzione delle uova Ohi Vita rispondono all’esigenza di allinearsi ai più alti standard igienico-sanitari, che prevedono uno scrupoloso controllo di filiera per garantire la produzione di un alimento sicuro e sostenibile. Nel rispetto dell’ambiente e della salute delle persone.

 

Le Uova senza antibiotici Ohi Vita sono 100% italiane e sottoposte a uno stretto regime di tracciabilità: la garanzia migliore perché raccontino provenienza, percorso di filiera e proprietà nutritive. Garanzie per il consumatore che vuole operare una scelta consapevole, sostenibile e di qualità.

 

Senza dimenticarsi le buone proprietà di questo alimento, ricco di proteine nobili e di vitamine, per favorire benessere del consumatore attento alle proprie scelte. Perché l’attenzione al benessere animale si traduce in attenzione alla salute del consumatore: non usare antibiotici per tutto il ciclo di vita delle galline allevate a terra vuol dire, infatti, produrre uova che uniscono gusto e sicurezza alimentare.