Il sapore della felicità? Fresco, dolce e aromatico come la Composta Cremosa di Frutta a base di Fragole bio Ohi Vita.

Per il suo colore, la forma, il gusto intenso e le sue proprietà nutritive, la fragola mette d’accordo tutti, adulti e bambini. E la Composta Cremosa di Frutta a base di Fragole bio della linea Ohi Vita, di una dolcezza aromatica e profumata, conserva tutte le proprietà e il sapore delle fragole, risultando ideale per accompagnare colazioni e spuntini energetici e sfiziosi, o per preparare delle golosissime crostate.

 

Non solo, un cucchiaio di Composta Cremosa rappresenta un’ottima aggiunta allo yogurt bianco, per dolcificare e rendere più gustosa una merenda leggera e… a prova di calorie in vista dell’estate. Oppure ancora per arricchire sontuosamente un gelato alla vaniglia, donandogli un tocco saporito e inconfondibile. E per un accostamento meno abituale, un suggerimento è far incontrare la dolcezza della fragola con alcuni formaggi, come l’Asiago o la ricotta di pecora.

 

Fino al 1500, le fragole potevano essere raccolte solo nei boschi, ma da lì in poi vennero trapiantate nei giardini e coltivate negli orti per essere consumate come frutto prelibato tipico della primavera e simbolo dell’amore e della passione.

Del resto, non hanno colore e forma che richiamano il cuore? Sembra che Luigi XIV, il re Sole, abbia voluto introdurle nei giardini della reggia di Versailles e che ne consumasse in abbondanza con il vino o con la panna perché convinto del loro potere afrodisiaco, in cui peraltro si credeva fin dall’epoca medioevale.

Le fragole maturano da maggio a luglio, e quelle che conosciamo oggi nascono da una molteplicità di incroci: dalla Fragaria chiloensis, importata dal Cile ai primi del 1700 da Amedée Frezier, un ingegnere militare ed esploratore francese, che si è poi unita alla Fragaria virginiana, originaria del Nord America, dando infine origine alla Fragaria x ananassa, molto più grossa e dolce, alla quale ora siamo abituati.

Per le loro proprietà benefiche, il grande naturalista svedese Linneo ha definito le fragole “un dono di Dio”. Oggi sappiamo che per lo straordinario contenuto in sostanze antiossidanti, sono state addirittura inserite tra i super cibi anti-età.

Contengono infatti pochi zuccheri, risultando indicate per i diabetici; sono ricche di potassio, calcio e fosforo, magnesio, iodio e bromo, utili per un buon metabolismo; e sono ricchissime di vitamina C, preziosa per il nostro sistema immunitario, in misura anche maggiore degli agrumi. Ma non finisce qui, perché le fragole sono anche ipocaloriche, diuretiche, dissetanti.

 

Da vero e proprio toccasana che rallegra la nostra tavola nella bella stagione, la fragola diventa la protagonista di questa delicata Composta cremosa a base di frutta e zucchero, in cui la frutta viene cotta per molto meno tempo rispetto alla marmellata o alla confettura.

La Composta Ohi Vita, preparata con fragole biologiche, valorizza il lavoro di scelta accurata della frutta nell’ambito di una produzione agronomica di eccellenza. Coltivare le fragole in modo biologico richiede, infatti, un’accurata scelta del sito produttivo, che deve essere ben ventilato con un microclima asciutto, con terreni poco sfruttati e ricchi di sostanza organica.

 

La Composta Cremosa di Frutta a base di Fragole bio della linea Ohi Vita è certificata in etichetta con la “fogliolina verde”, il logo europeo che attesta la provenienza degli ingredienti da agricoltura biologica. Per questo, sceglierla vuol dire portare in tavola in piena sicurezza tutta la bontà e il gusto della frutta di stagione.

 

 

Lo sapevi che il riso … Curiosità, storie e proprietà del cereale più digeribile

Il riso è oggi il cereale più consumato dall’uomo a livello globale: si stima che costituisca circa il 20% delle calorie che la popolazione mondiale consuma. Nel biennio 2020-’21 sono state prodotte nel mondo oltre 775 milioni di tonnellate di riso. E l’Italia rappresenta il maggior produttore europeo con i suoi 234 mila ettari coltivati a riso, le 4.265 aziende risicole, le 100 industrie risiere, per un totale di 1,46 milioni di tonnellate prodotte e un fatturato annuo pari a 1 miliardo di euro.

 

Originario della Cina, dove iniziò ad essere coltivato tra i 13000 e gli 8ooo anni fa, il riso ha delle caratteristiche che lo rendono unico fra tutti i cereali, perché è quello che contiene pochissimo olio, pochissimo sodio e meno proteine, risultando invece particolarmente ricco di vitamine e sali minerali. Per questo il riso è tra gli alimenti più leggeri, digeribili e risulta ideale anche nei regimi alimentari a ridotto apporto calorico.

 

Uno studio coordinato dall’Ente Nazionale Risi, realizzato in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi e il Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Milano e pubblicato su Universal Journal of Agricultural Research, ha messo in evidenza i benefici effetti che il riso per il nostro stare in forma, soprattutto se consumato integrale o nelle varietà pigmentate. La ricchezza in polifenoli, composti bioattivi dalle spiccate proprietà antiinfiammatorie che si trovano soprattutto nel riso nero e nel riso rosso, può contribuire infatti alla prevenzione di tutte quelle malattie legati a stati di infiammazione cronica.

 

Mangiare riso aiuta a promuovere i processi di eliminazione del corpo, con un effetto rinfrescante e disintossicante dell’organismo.

 

Consumare riso integrale, ricco di fibre, può anche aiutare a ridurre l’incidenza di malattie cardiovascolari, obesità e diabete di tipo 2. Una buona abitudine sempre più diffusa visto che, accanto al riso lavorato bianco, che resta il più diffuso, anche perché meno impegnativo in termini di tempi di cottura, sta crescendo la domanda di riso integrale e dei risi pigmentati. Per citare qualche dato relativo a mercato e produzione italiani, le vendite di riso integrale nella Gdo sono più che raddoppiate nel corso dell’ultimo decennio, mentre la superficie coltivata con risi pigmentati è passata da poco più di 600 ettari a circa 2000.

 

Apprezzare il riso integrale non è che un ritorno alle origini dell’alimento nella sua pienezza nutrizionale, perché prima che venisse introdotta la pratica di raffinazione su scala industriale, alla fine dell’Ottocento, il riso era consumato solo con il chicco intero, inclusa la crusca fibrosa e il germe nutriente, risultando così molto più ricco di olio, di fibre e di vitamine e Sali minerali, tutte sostanze che purtroppo durante il processo di raffinazione vanno perduti. In generale, inoltre, le fibre contenute negli alimenti integrali, oltre a facilitare il transito intestinale, aiutano a percepire più velocemente la sensazione di sazietà, risultando ottime alleate anche nei regimi dimagranti.

 

Risale alla fine degli anni Trenta negli USA l’elaborazione di un programma alimentare a base di riso che avevo lo scopo di affrontare e curare l’epidemia di ipertensione e sovrappeso che affliggeva l’America in quel periodo. La Rice Diet, elaborata presso l’Università di Duke nella Carolina del Nord, dallo scienziato tedesco Walter Kempner arrivò ad utilizzare il riso in percentuali altissime per ottenere i migliori risultati nel minor tempo possibile. Kempner aveva capito che per le sue caratteristiche nutrizionali il riso poteva facilitare i processi metabolici e di depurazione del corpo, in particolare le funzioni dei reni, se consumato insieme a molta frutta e a molta verdura e utilizzando olio e sale con estrema moderazione.

 

Tutti consigli utili anche oggi per eleggere il riso uno degli alimenti protagonisti della nostra ripresa di primavera. Certamente non mancano le ricette della nostra tradizione gastronomica da cui prendere spunto per preparare tanti piatti sfiziosi e salutari.

 

La linea Ohi Vita propone il Tris di riso integrale , con le varietà del riso lungo, rosso e nero.

Le fibre integrali del Tris di riso Ohi Vita per affrontare la giornata con energia e leggerezza

Se lo lanci agli sposi, subito dopo il matrimonio, il riso è per noi un augurio di felicità e fecondità, in Oriente, sta a rappresenta la vita e l’abbondanza. Presso tutte le culture e a tutte le latitudini, parlare di riso vuol dire parlare di un cibo fondamentale per nutrirsi in modo sano e bilanciato.

“Mangiare nel modo giusto non solo previene la malattia, ma genera anche la salute e un senso di benessere fisico e mentale”, diceva il nutrizionista americano T. Colin Campbell.

 

Certamente il riso è tra gli alimenti che per la sua digeribilità, il suo potere nutritivo e le sue virtù nutrizionali rientra a pieno titolo tra quelli che ci aiutano a stare in forma. Soprattutto se integrale e nelle varietà pigmentate, che sempre più stanno incontrando il favore degli esperti della nutrizione e dei consumatori italiani.

 

Per questo, la linea Ohi Vita, pensata per chi vuole scegliere uno stile alimentare salutare ed equilibrato, propone il Tris di riso integrale, dato dall’unione di riso nero, riso rosso e riso lungo, un vero concentrato di fibre e un toccasana nella nostra dieta di primavera per affrontare la bella stagione con energia e leggerezza.
La selezione delle migliori materie prime, tutte provenienti da filiere controllate nelle diverse fasi produttive, insieme ad una lavorazione ridotta al minimo necessario, garantiscono la pienezza delle qualità nutrizionali del Tris di riso integrale Ohi Vita.

 

Il riso integrale, infatti, è un alimento dalle preziose virtù che possono svolgere una funzione nutriente e depurante insieme: l’elevato contenuto di fibre insolubili aiuta il buon funzionamento dell’intestino, mentre la presenza di fibre solubili favorisce la circolazione del sangue. Per non parlare delle vitamine del gruppo B, che agevolano il nostro metabolismo e dello scarso contenuto di sodio, che rende il riso integrale un valido alleato per chi soffre di pressione alta.

 

E se uno dei motivi che alle volte scoraggia il consumo di riso integrale sta nei lunghi tempi di cottura che il cereale integrale richiede per la presenza della crusca (detta anche pula) che riveste il chicco, il Tris di riso integrale Ohi Vita è proposto nella versione parboiled, che offre una facile e veloce preparazione con soli 10 minuti di cottura.
Il Tris di riso integrale è ottimo consumato così, semplicemente condito con un filo d’olio extravergine di oliva, per fare il pieno di antiossidanti in un piatto che è una vera miniera naturale di anti radicali liberi, ma si presta anche a realizzare una varietà di ricette calde e fredde e a diversi abbinamenti con verdure, carne e pesce.
Forse non tutti sanno che anche il metodo di cottura del riso può fare la differenza nella conservazione delle sostanze nutritive dell’alimento. Un modo per non sprecarle può essere la cottura per assorbimento, realizzata mettendo il riso (circa 75 grammi per persona) nell’acqua ancora fredda, misurando due bicchieri di acqua per un bicchiere di riso. Coperta la pentola, una volta raggiunto il bollore, la fiamma viene abbassata al minimo e la cottura continuata per 10-15 minuti fino ad ottenere la consistenza desiderata.
Se invece scegliamo il metodo di cottura tradizionale, ricordiamoci che l’acqua di riso è un prodotto di bellezza naturale per pelle e capelli, già in uso migliaia di anni fa in Asia. L’acqua che si ricava dalla cottura del riso può essere impiegata come tonico lenitivo e schiarente per il viso, o come diluizione dello shampoo o ancora per preparare un impacco illuminante, se unita a qualche goccia di olio essenziale di rosmarino, per rinforzare, lucidare e profumare i capelli.

Zucchero? sì, grazie! Ma con moderazione

Per stare bene in salute è necessario limitare l’assunzione di zuccheri, è questa la raccomandazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), dopo aver passato al vaglio oltre 30mila pubblicazioni scientifiche sull’argomento.

L’Autorità europea non ha fissato un livello massimo di zuccheri da assumere senza correre il rischio di effetti negativi sul nostro benessere, essendoci molti fattori individuali legati al genere e all’età che possono incidere su tale limite.

 

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dal canto suo, ha invece indicativamente fissato nel 10% dell’introito calorico quotidiano la quota massima di zuccheri consumati, che possono continuare a far parte della nostra dieta, perché sono una preziosa fonte di energia immediatamente disponibile.

 

Ma quanti tipi di zucchero esistono?

Gli zuccheri nella nostra alimentazione possono essere di due macro-categorie: aggiunti o naturali. Si parla di zuccheri aggiunti in presenza di zuccheri e sciroppi raffinati che vengono inseriti negli alimenti confezionati, per renderli più attraenti sul piano del gusto e della consistenza, o per conservarli meglio. E qui occorre fare attenzione perché esistono zuccheri aggiunti in alimenti confezionati “salati” e quindi inimmaginabili, come alcuni sughi pronti o risotti in busta o ancora verdure in scatola.

Sono zuccheri naturali quelli che invece appartengono alla stessa composizione nutrizionale degli alimenti e possono essere presenti nella frutta, nella verdura, nei latticini e in altri prodotti.

Nella sua valutazione, l’Efsa ha precisato che un eccessivo consumo di zucchero è correlato al rischio di sviluppare carie dentali e all’insorgenza di malattie metaboliche croniche come obesità e diabete di tipo 2.

Per orientarci nelle nostre scelte e contenere il consumo di zuccheri, soprattutto quelli “nascosti” e insospettabili, possiamo ricavare dalle etichette tutte le informazioni che ci servono, controllando sempre gli ingredienti che finiscono in “osio”, come glucosio, saccarosio, destrosio, fruttosio, maltosio, lattosio … perché sono proprio quelli che indicano gli zuccheri.

Inoltre, visto che gli ingredienti compaiono in ordine decrescente di quantità, se troviamo gli zuccheri tra i primi elencati, allora sapremo che nel prodotto che abbiamo davanti sono presenti in discreta quantità.

“La ricerca futura dovrebbe concentrarsi sia sugli effetti sulla salute degli zuccheri nella dieta sia sull’impatto degli interventi clinici e comunitari volti a ridurre l’assunzione di zucchero – ha concluso il professor Dominique Turck, che ha presieduto il gruppo di esperti europei -. Infine, abbiamo bisogno di metodi convalidati per valutare le assunzioni e la standardizzazione delle linee guida per gli zuccheri alimentari”.

Pomodoro, carota e cipolla sono il sugo alla vita, anzi il ragù

Un piatto di pasta con un sugo buono, sano e pronto in pochi minuti. Una base semplice e saporita di pomodori, carote e cipolle. Un ragù vegetale ricco di proprietà nutritive che apporta tutti i benefici delle verdure biologiche in un mix gustoso. È quanto basta e avanza per realizzare un’ampia varietà di ricette della tradizione italiana. A partire dal quel pezzo forte della nostra cultura gastronomica dei primi piatti che è il pomodoro, un frutto ricco di vitamina A e fonte di licopene, un potente antiossidante, il cui assorbimento migliora proprio mangiandolo cotto. E in grado di favorire il buon funzionamento dell’intestino grazie al suo contenuto di fibre vegetali, presenti particolarmente nella buccia.

 

Il ragù vegetale biologico Ohi Vita è un’ottima alternativa vegetariana, leggera e sana a un grande classico della cucina italiana. Perché sa accogliere in sé tutte le proprietà e la combinazione di verdure importanti trasformandole in un gusto delicato e assieme intenso.

 

La parola ragù è un adattamento italiano dal francese ragoût, a sua volta derivato da ragoûter, ovvero stuzzicare l’appetito (la radice è nella parola goût, cioè gusto). La sua non è una storia recente: il ragù vegetariano fa parte della tradizione contadina e viene preparato sin dai tempi più antichi, quando la carne era un lusso per pochi. A partire, appunto, dal quel pomodoro che esiste in più di 10mila varietà differenti, ben 320 coltivate nella nostra penisola. In Francia, tra il 1500 e il 1600, il pomodoro veniva utilizzato dagli alchimisti per preparare filtri e pozioni magiche in quanto gli era attribuito un potere afrodisiaco. La carota, invece, in origine era viola solo che, alla fine del 1600, in Olanda, per rendere onore alla dinastia degli Orange che aveva condotto il paese all’indipendenza dal potere spagnolo, alcuni coltivatori operarono una selezione che portò la carota ad assumere proprio l’attuale colore arancione.

 

In ultimo, la cipolla. Somministrata da Alessandro Magno alle sue truppe con l’idea di aumentarne il valore in battaglia, nel Medioevo le venivano riconosciute le virtù di stimolare l’apparato digerente, di lenire la tosse e di migliorare la circolazione. Sempre nello stesso periodo, la cipolla acquista grande fama di cibo afrodisiaco e viene utilizzata contro le punture di insetti e le ustioni applicandola sopra la parte interessata.

 

Il ragù vegetale Ohi Vita conserva il saper fare e le tradizioni che affondano le proprie radici nella Valle del Sarno, considerata l’area dell’Oro Rosso per l’abbondanza di coltivazioni di pomodoro e un territorio a grande vocazione per le produzioni vegetali. Preparate con ingredienti che rispettano le normative del settore biologico, nel pieno rispetto dell’ecosistema ambientale in tutte le sue componenti, le verdure di questo prodotto della linea Ohi Vita conservano intatte tutte le loro proprietà nutritive a vantaggio di un’alimentazione sana, equilibrata e salutare. Un’ottima soluzione che rispetta il territorio da cui originano le verdure, riducendo al minimo l’impatto ambientale, anche in termini di contenimento dei consumi idrici ed energetici. Insomma, tutto il gusto di un prodotto 100% italiano, certificato secondo valori che testimoniano la cura della terra e della natura.

Antiche, versatili, salutari e di gran gusto: a tavola le patate mettono d’accordo grandi e bambini

Quando non si ha tanta voglia di spignattare, quando il frigo piange, quando ci sono persone con gusti diversi e, magari, un po’ difficili, le patate incontrano il gusto di tutti. Un alimento che piace praticamente in ogni cultura per le tantissime possibilità che offre in cucina e, perché no, per le vitamine e i minerali che contiene e che contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario.

 

Con 7.500 varietà, la patata è il quarto alimento più diffuso al mondo dopo mais, grano e riso ed è rinomata per la sua incredibile versatilità che da cibo umile l’ha portata a diventare protagonista anche sulle tavole dell’alta cucina più creativa.

 

Le patate sono un alimento amico dello stomaco, molto digeribile e indicato anche nell’alimentazione di chi soffre di gastrite per le loro virtù depurative e disinfiammanti dell’apparato digerente. Ricche di vitamine, contengono soprattutto Vitamina C, che in parte viene però perduta con la cottura, e vitamine del gruppo B, essenziali per trasformare il cibo in energia e sostenere le funzioni del nostro organismo. Senza dimenticare il potassio e altri oligoelementi come fosforo, magnesio, calcio e zinco, che sono micronutrienti fondamentali per favorire il nostro stato di salute complessivo, anche grazie al non elevato contenuto calorico delle patate.

La loro è una storia curiosa che, in Europa, comincia nella seconda metà del Cinquecento con l’introduzione della patata dal Sud America. All’inizio, però non godevano di buona fama: non conoscendo la pianta, infatti, molti non mangiavano il tubero, ma le foglie e i frutti che causavano intossicazioni anche gravi. Diciamo che la fortuna delle patate è dovuta soprattutto all’agronomo francese Antoine-Augustin Parmentier che si dedicò alla loro diffusione come cibo nutriente e dal buon sapore, capace di sconfiggere le carestie e la povertà alimentare per la sua facilità a crescere anche in terreni non particolarmente fertili. Fu proprio Parmentier a consigliare a Luigi XVI di coltivare la patata che venne, quindi, seminata a Parigi, al Campo di Marte, come un ortaggio prelibato riservato alla corona. Il desiderio di impadronirsene da parte di tutti i Francesi diede luogo a innumerevoli furti e così, in pochi anni, la patata si diffuse in tutta la Francia. E chissà che cosa avrà pensato il povero Luigi XVI al vedere le prime patate fritte mangiate proprio dietro le barricate dei rivoluzionari. Anche se a contendere ai Francesi la primogenitura delle famose patate fritte sono i vicini Belgi che sostengono siano state inventate a Namur, capitale della Vallonia, dove gli abitanti erano soliti friggere i piccoli pesci della Mosa già dal 1600. E d’inverno, quando il fiume gelava e non si poteva pescare, si erano abituati a sostituire il pescato con le patate, fritte allo stesso modo e tagliate in modo da assomigliare a dei piccoli pesci.

 

Assieme a riso, grano e mais, la patata è una delle quattro colonne portanti dell’alimentazione umana, ed oggi è la coltura col più alto ritmo di sviluppo a livello mondiale. Dotata di notevole capacità di adattamento agli elementi del clima e alle diverse altitudini, dalla pianura alla montagna, la patata è infatti la pianta che produce la maggior quantità di energia per unità di superficie (il doppio del riso!), con un minor impiego di acqua e prodotti chimici di sintesi. Per questo la patata è stata individuata dai governanti cinesi come la coltura più “sostenibile”, rispetto alle altre tre, quindi si prevede che dovrà fornire almeno il 50% del fabbisogno alimentare nazionale nel prossimo futuro. Ma anche Africa e Sud America stanno puntando sulla coltura della patata per affrontare i problemi di sotto-nutrizione e per dare prospettive di reddito più sicuro ai piccoli agricoltori locali.

 

Promuovere alimenti biologici come le patate bio Ohi Vita significa sostenere una cultura del benessere e della sana alimentazione dove il cibo rappresenta un momento di equilibrio nel rapporto con l’ambiente in cui viviamo. E significa anche utilizzare ogni componente dell’alimento: le bucce, infatti, sono ricche di vitamine, sali minerali, fibre e possono anche loro essere fritte per ottenere un piatto croccante, goloso e nutriente. Per realizzare questa ricetta occorrono patate biologiche, dalla buccia liscia, integra e senza germogli, spazzolate e lavate con cura. Senza dimentica che le bucce delle patate si prestano anche a un uso di bellezza per idratare la pelle o anche per calmare velocemente il bruciore in caso di scottature solari ed eritemi.

 

Food Trends. Perché non mangiare, vivere e pensare in modo “plant-based”?

Mangiare meno carne. Puntare di più su una una dieta vegetale. Prediligere l’andamento delle stagioni e la sostenibilità delle produzioni nella scelta degli alimenti. Sono buoni propositi, piccoli principi che spesso ci proponiamo e riproponiamo per la nostra alimentazione quotidiana ma non siamo mai riusciti a farne dei veri e propri orientamenti di vita? Oltreoceano, molte celebrità, ma non solo, stanno puntando sull’approccio plant based all’alimentazione e anche da noi è una tendenza in crescita che sta allargando rapidamente la base dei propri sostenitori. Ma cosa significa “basato sulle piante?”.

 

Si tratta di un sistema alimentare e, assieme, di un approccio alla vita che predilige il consumo di prodotti vegetali, non processati industrialmente, che non arrivano dallo sfruttamento delle risorse e, possibilmente, a km zero.

 

Pensare “plant based” comincia, prima di tutto, dal prediligere il consumo di alimenti vegetali e naturali, mettendo sotto lo stesso tetto tanto la salute quanto la componente etica delle proprie scelte. Ed ecco, allora, qualcosa di meno estremo di un vegano ma, comunque, dalla forte vocazione salutista e green. Un grande ambiente di pensiero in cui all’interno si ritrovano tante persone che cominciano a orientare le proprie abitudini alimentari limitando la carne, magari una o due volte la settimana, meglio se sostenibile e a ridurre anche il consumo dei prodotti di derivazione animale come uova e latticini valutandone al contempo la filiera tracciata e la provenienza. Quello che conta, soprattutto, è che gli alimenti siano freschi, non lavorati e ricchi di nutrienti essenziali nel rispetto della sostenibilità.

 

Alla fine, potremmo anche considerarlo un virtuoso compromesso, una risposta consapevole anche in relazione alla crisi ambientale. È sicuramente una filosofia alimentare attenta alla biodiversità e alla valorizzazione delle tradizioni e delle produzioni locali. E, quindi, spazio ai cereali, meglio se integrali, al legumi, ai semi, alle verdure fresche di zona e di stagione, qualche volta a carne, uova e latticini purché rispettosi del benessere degli animali. E ai dolci, sicuramente, ma preparati con materie prime controllate: pochi

ingredienti semplici, non raffinati, meglio se di origine vegetale sostituendo ad esempio al latte i prodotti a base di soia o riso e alle uova addensanti naturali come i semi di lino. E grande attenzione alla tracciabilità dei circuiti di distribuzione.

 

“Plat-based” è un concetto che, al suo interno, ha senza dubbio varie sfumature e gradazioni d’impegno che fanno affidamento sulle scelte delle persone: si va dal quasi vegano (non è ammesso nulla di derivazione animale, anche indiretta come l’abbigliamento o gli accessori in pelle o che prevedano lo sfruttamento degli animali) al più rilassato consumo consapevole e saltuario di ogni tipo di cibo, purché di eccellente qualità e con provenienza certificata. Ad esempio: uova sì,ma ogni tanto, fresche, meglio se a km zero e provenienti da allevamenti in cui le galline vivono all’aria aperta senza costrizioni. No a zuccheri raffinati e grassi idrogenati, no a coloranti, a dolcificanti sintetici e no a tutto quello che la natura non è in grado di produrre spontaneamente.

 

Aldilà della dieta in se stessa, che va studiata e applicata con consapevolezza, si tratta di un approccio che contiene molteplici aspetti di buon senso a cui possiamo in qualche modo ispirarci tutti quanti. Perché  consumare cibi freschi significa seguire la stagionalità e ottenere il meglio, in termini di salute, dagli alimenti. Un’attitudine a seguire il ritmo della natura che si rivela anche un bene per l’ambiente, il che, ormai, è diventato un impegno dal quale non possiamo più esimerci.

Il buio e i fresco fanno bene all’olio: le buone pratiche per conservarlo al meglio

L’olio è un buon conservante. Chi non ha mai assaggiato una verdura, del tonno o altri sottolio? Di certo, questo fantastico prodotto aiuta a mantenere nel tempo le caratteristiche degli alimenti perché ne evita il contatto con l’ossigeno ma, a sua volta, è un elemento naturale molto delicato. Occorre, quindi, conservarlo bene per evitare quella perdita di qualità che vale, a maggior ragione, quando parliamo di prodotti come l’extravergine d’oliva. L’Associazione italiana dell’industria olearia Assitol ha, per questo, pubblicato online una Guida pratica Olio extravergine di oliva scaricabile gratuitamente online.

 

Nel panorama mondiale, la produzione di olio di oliva rappresenta soltanto circa il 3 % di tutto l’olio vegetale, molto dietro a quelli di soia, di palma o di colza. Ma ha indubbie proprietà salutistiche, tanto che la Food and Drug Administration USA. lo ha qualificato come “medicinale”. Senza considerare le incredibili varietà di sapori e profumi che rende, di fatto, l’olio come il condimento principe della tradizione culinaria italiana. Un prezioso nettare che va tutelato anche nelle nostre cucine. Spiega l’Avv. Massimiliano Dona, Presidente Unione Nazionale Consumatori: “Sappiamo bene che i preziosi costituenti sono molto sensibili alle condizioni ambientali sfavorevoli che possono favorirne la degradazione o peggiorare sensibilmente le qualità organolettiche dell’EVO come avviene con l’irrancidimento”.

 

“È quindi di fondamentale importanza custodirlo nel modo più appropriato per evitare che vadano perdute le sue caratteristiche nutrizionali e salutistiche: questa guida è rivolta quindi ai consumatori che potranno trovare informazioni utili per meglio approfittare dei tanti vantaggi che derivano dal consumo consapevole di questo prodotto”.

 

Il consumatore può, perciò, adottare delle buone pratiche per garantire all’olio la conservazione delle sue migliori qualità e dei suoi fragranti aromi così da utilizzarlo al meglio, a tavola come in cucina. Ecco i principali fattori indicati dalla guida. Prima di tutto il buio: tenere l’olio al riparo dal sole diretto e da qualsiasi fonte artificiale diretta. Poi, c’è il fresco, ovvero la giusta temperatura di conservazione che non dev’essere né troppo calda né troppo fredda, avendo cura di evitare soprattutto il congelamento dell’olio con la conseguente perdita del gusto e delle proprietà. Guai anche all’aria, insomma all’ossidazione che deriva quando ci dimentichiamo per esempio il tappo della bottiglia aperto. Occhio, anche, alla data di scadenza: per il Consiglio oleicolo internazionale, non bisogna superare i 24 mesi. L’olio è un po’ come una spugna, quando incontra odori impregnanti li assorbe, ecco perché va tenuto lontano dagli odori troppo forti. Fuori casa, poi, per esempio nei nostri ristoranti dove le vecchie oliere per legge non si possono più usare, meglio preferire bottiglie con il tappo anti-rabbocco. E, infine, massima attenzione al colore: l’extravergine va dal giallo oro a al verde scuro o brillante. Di sicuro non dev’essere su tonalità che vanno tra l’arancio e il rosso.

 

 

https://www.assitol.it/guida/

 

 

Vuoi avere una fibra forte? Ci vogliono …le fibre

Mangiare fa bene. Soprattutto se mangiamo bene. Ovvero se assumiamo un’alimentazione equilibrata, varia e completa. L’Organizzazione mondiale della sanità ha spesso chiarito come, con un’alimentazione corretta, si potrebbero evitare almeno un terzo delle malattie connesse ai rischi cardiovascolari e ai tumori. Ma cosa significa, alla fine, mangiare bene? Contribuire al funzionamento del nostro organismo con i nutrienti necessari. Alcuni di questi nutrienti rispondono al nostro fabbisogno di energia, altri alimentano le funzioni fisiologiche di corpo e mente. Altri, ancora, svolgono funzioni protettive. Tra questi ultimi ci sono le fibre. Che, sono, in sostanza, quelle parti commestibili dei cibi che non vengono né digerite né assimilate. Gli alimenti ricchi di fibre sono la frutta fresca come mele o pere, la frutta secca come nocciole e mandorle, la crusca, diverse verdure come i carciofi e i legumi, come lenticchie, piselli, ceci e fagioli.

 

I Fagioli borlotti bio Ohi Vita, proprio grazie all’elevato contenuto in fibre, contribuiscono al corretto funzionamento dell’intestino e a svolgere una funzione di protezione dell’apparato cardio-circolatorio.

 

Una buona pratica consiste nel consumare almeno 30 grammi di fibre al giorno, il che corrisponde a quelle 5 porzioni di frutta e verdura raccomandate sempre dall’Organizzazione mondiale della sanità. Ricordandosi che le fibre è sempre meglio ingerirle assieme a una buona quantità di acqua o di liquidi in genere.

 

Ma quali sono i principali benefici che le fibre possono apportare al nostro organismo? Prima di tutto, contribuiscono a rallentare l’assorbimento degli zuccheri e dei grassi, poi tengono sotto controllo il livello di glucosio e il colesterolo nel sangue. Inoltre, le fibre aiutano l’organismo a liberarsi dalle tossine e prolungano il senso di sazietà rendendosi utili anche nelle diete. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università giapponese di Tsukuba e pubblicati sulla rivista scientifica “Nutritional Neuroscience” ha invece portato in emersione come e quanto una dieta ricca di fibre possa rivelarsi un alleato importante anche contro il declino delle facoltà mentali. Sono soprattutto le fibre solubili, presenti anche nei legumi, che sembra possano in questo senso agevolare la riduzione di alcuni fattori di rischio come la pressione, i lipidi, i livelli di glucosio o il peso corporeo.

 

Le fibre, come abbiamo visto, sono ben presenti nel fagiolo, una pianta che nutre e che fa bene non solo alla salute:  una dieta che comprende i fagioli è una dieta salutare e ha anche un impatto ambientale ridotto in termini di consumo di risorse ed energie perché coltivarli significa aiutare il terreno a essere più produttivo. Senza dimenticare che, se prodotti secondo i principi dell’alimentazione biologica, questi legumi applicano tecniche agronomiche che preservano i suoli, escludono l’impiego di sostanze chimiche di sintesi e garantiscono l’assenza di additivi nel prodotto finale. I Fagioli borlotti bio Ohi Vita sono un prodotto certificato con logo Euro-leaf che ne attesta la provenienza da agricoltura 100% biologica.

 

 

Agricoltura biologica: 1 nuova legge in Italia e 7 premi in Europa

Sono sette e sono solo i primi i premi europei dedicati all’agricoltura biologica, inaugurati dalla Commissione europea insieme al Comitato economico e sociale, al Comitato delle regioni, agli agricoltori di Copa-Cogeca e all’ong Ifoam organics Europe. I premi si concretizzano come seguito al piano d’azione Ue per la produzione bio adottato il 25 marzo 2021. “La produzione biologica è e svolgerà un ruolo chiave nella transizione verso sistemi alimentari sostenibili, che non possiamo raggiungere senza i vari attori della filiera biologica”, ha commentato il commissario per l’Agricoltura Ue Janusz Wojciechowski. Le candidature sono aperte dal 25 marzo all’8 giugno 2022.

 

Il tutto mentre anche in Italia è stata finalmente approvata in via definitiva dal Senato la legge che prevede nuove disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico. “Grazie a questa legge il biologico può diventare il motore di rilancio dell’intero comparto agroalimentare. L’Italia ha una forte vocazione al biologico, che va incrementata e valorizzata con investimenti in ricerca, innovazione, formazione e comunicazione per continuare ad essere leader tra i Paesi europei che stanno investendo fortemente in questa forma di agricoltura che tutela l’uomo e l’ambiente, oltre a creare concrete opportunità di occupazione per i giovani e le donne”, hanno sottolineato FederBio, Aiab, AssoBio, Associazione Biodinamica, AssocertBio.

Il biologico è ovunque un’occasione concreta per creare opportunità di occupazione per i giovani e per lo sviluppo economico e sociale delle campagne, ha un ruolo centrale per il clima, per la tutela della biodiversità e per offrire soluzioni innovative per il resto dell’agricoltura. La legge nazionale sul bio prevede l’introduzione di un marchio per il biologico italiano per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale.

 

Anche in questo senso, i premi avviati dalla Commissione europea rivestono una grande importanza e hanno come obiettivo quello di raccontare gli esempi di eccellenza lungo la filiera, premiando i progetti migliori e più innovativi nel bio.

 

Wojciechowski: “Questi riconoscimenti rappresentano una grande opportunità per celebrare i protagonisti, promuovendo nel contempo esempi di buone pratiche in tutta l’UE. Incoraggio tutti gli attori del settore biologico a candidarsi“.

 

Secondo The World of Organic Agriculture 2022 dell’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica (FiBL) il mercato europeo del bio è il secondo più grande al mondo con 44,8 miliardi di euro di fatturato, dietro gli Stati Uniti e prima della Cina. Il giro d’affari più elevato viene generato in Germania (15 miliardi di euro), seguita dalla Francia (12,7 miliardi di euro) e dall’Italia (3,9 miliardi di euro). Nel 2020 il biologico ha registrato una crescita record per quanto riguarda la superficie coltivata raggiungendo i 14,9 milioni di ettari, mentre in termini di mercato l’aumento è stato del 15,1%. Infine, in Europa oltre la metà delle superfici destinate a bio è concentrata in 4 Paesi: Francia, Spagna, Italia e Germania. La Francia ha a disposizione 2,5 milioni di ettari, seguita da Spagna e Italia con 2,4 e 2,1 milioni di ettari. Mentre il maggior numero di produttori biologici è localizzato in Italia con oltre 71mila.